
Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, anche se ingiustamente poco conosciuto, fu uomo di vastissima cultura, protagonista della vita culturale, sociale e politica di Firenze, in particolare nel periodo che va dal 1850 al 1870 quando divenne capitale d’Italia.
Fu Socio onorario dell’Ordine degli Architetti e Ingegneri di Firenze, collezionista botanico, bibliofilo, imprenditore, politico e intellettuale poliedrico. Operò come mecenate aiutando con donazioni o collaborando con le istituzioni culturali di Firenze: l’Accademia di Belle Arti, il Museo del Bargello, gli Uffizi, l’Accademia dei Georgofili, la Società Toscana di Orticultura. La parte del proprio archivio avente rilevanza pubblica fu donata nel 1888 alla Biblioteca Nazionale. Profondo conoscitore di Dante, nel 1865 fu Presidente del Comitato per le celebrazioni del sesto centenario dalla nascita. Alcuni dei nuovi quartieri costruiti a Firenze capitale si trovavano su suoi terreni e a lui appartenevano Palazzo Panciatichi (attuale sede del Consiglio regionale) e il Palazzo Ximenes in Borgo Pinti.
In campo politico fu un appassionato combattente durante i moti del ’48 e un fedele sostenitore della causa nazionale. Fu inoltre Consigliere della Comunità di Firenze (fino al 1865), di Reggello e Rignano sull’Arno, membro del Consiglio Compartimentale (poi Consiglio Provinciale) dal 1860 al 1864 e Deputato del Regno nella IX e X Legislatura fino al 1867, anno in cui rassegnò le proprie dimissioni.
Geniale e visionario, ebbe un carattere fiero e orgoglioso che lo portò, nella sua lunga vita, a scontrarsi spesso con persone e istituzioni su argomenti diversi (l’arte, la politica, gli affari, l’Italia appena nata…). Non a caso nella “Sala Bianca” del Castello di Sammezzano campeggiano due frasi in spagnolo: “Nos contra Todos – Todos contra Nos” (Noi contro Tutti – Tutti contro di Noi), quasi un programma e una promessa.
La sua figura è, infatti, legata soprattutto al Castello di Sammezzano al quale dedicò metà della sua vita.
In circa quaranta anni (dal 1850 al 1890) il Marchese Panciatichi progettò, finanziò e realizzò (in senso fisico poiché tutti i mattoni, gli stucchi, le piastrelle furono realizzate “in loco” con mano d’opera locale adeguatamente istruita) il Parco e il Castello di Sammezzano, che è il più importante esempio di architettura orientalista in Italia.
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